Nella notte tra l’11 e il 12 marzo 2022 è esploso un ordigno davanti a una chiesa di Caivano, un comune a nord di Napoli che, leggo su internet, ha circa trentaseimila abitanti. Il parroco della chiesa è Don Maurizio Patriciello, da tempo impegnato nel sociale, contro la camorra.

Caivano si trova in una zona compresa tra le province di Napoli e di Caserta, tristemente nota perché negli anni scorsi vi sono stati interrati illegalmente molti rifiuti tossici.

Don Patriciello, come è scritto nel suo sito, prima era un paramedico; dopo l’incontro con un frate francescano ha deciso di intraprendere la vita religiosa. Egli è parroco presso il quartiere Parco Verde di Caivano; qualche giorno dopo l’esplosione dell’ordigno è stato intervistato dal “Corriere della Sera”. Ecco alcune delle sue parole.

«Ho appena firmato il mio testamento». (…)

Si sente in pericolo?
«Ho già messo tutto in conto da tempo».

Anche di diventare un simbolo dell’anticamorra?
«Io sono un prete».

La chiamano prete anticamorra.
«Formule inutili. Il discorso è molto semplice: un prete predica il bene, l’amore, la solidarietà, la fratellanza. La camorra è male, odio, sopraffazione, violenza. Tutto qui. Non c’è bisogno di definizioni». (…) «Ripeto, sono un prete. Ho sempre voluto esserlo, anche quando facevo altro».

Altro cosa?
«Io avevo un lavoro, ero caporeparto in ospedale. Poi a trent’anni ho lasciato tutto perché sentivo che la mia strada era un’altra. Volevo fare il prete e l’ho fatto». (…) «Se avessi voluto una vita comoda avrei continuato a fare quello che facevo prima. Sicuramente era molto meno impegnativo».

Cosa ha pensato quando ha saputo della bomba?
«Che se ci fossero state le telecamere adesso i carabinieri già saprebbero chi è stato».

Ma cose tipo paura o sensazione di solitudine no?
«Solitudine? Se mi guardo attorno vedo tanta gente».

Fa piacere?
«Certo, aiuta».

Le ha telefonato il capo dello Stato.
«Mi ha espresso la sua vicinanza. Un gesto tanto semplice quanto efficace. Che mi dà gioia e forza».

Lo conosceva già?
«Ero stato al Quirinale con un gruppo di bambini del quartiere. Poi avevamo avuto altri contatti, ci eravamo scritti. Ma una telefonata così, diretta, no, non era mai capitata. È stata molto importante. Gli sono grato».

Don Patriciello è stato intervistato pure dall’emittente televisiva napoletana Canale 9, di seguito una sua dichiarazione riportata dall’edizione locale del “Corriere della Sera”.

«Alcuni camorristi pensano che dovrei limitarmi a celebrare messa e benedire i loro figli quando vengono uccisi. Non è così, continuo il mio percorso mentre da queste parti continuano le `stese´ di giovani pistoleri che terrorizzano i residenti a colpi di kalashnikov».

Il vocabolario “Treccani” on line dà la seguente definizione della parola “stesa”.

«Nel gergo della camorra, violenta azione di intimidazione consistente nell’attraversare velocemente a bordo di motorini le vie di determinate zone cittadine, sparando tutt’intorno con l’effetto di costringere le persone a stendersi per terra».

Don Patriciello non è l’unica persona nella zona che in questo periodo ha ricevuto minacce. Biagio Chiariello, comandante dei vigili urbani di Arzano, è stato minacciato di morte perché impegnato contro l’abusivismo nel comune e per questo motivo gli è stata assegnata la scorta. Arzano è un comune vicino a Caivano che, leggo su internet, ha circa trentatremila abitanti.

In un’intervista all’edizione locale del “Corriere della Sera” Biagio Chiariello ha raccontato un episodio personale.

«Oggi è 10 marzo, ho un rosario tra le mani. Me lo ha regalato don Maurizio Patriciello, amico e parroco della Terra dei Fuochi. Mi ha detto: tienilo stretto».

Don Patriciello, Chiariello e il senatore Sandro Ruotolo fanno parte del “Comitato di liberazione dalla camorra – Area Nord di Napoli”.

Il senatore Ruotolo è conosciuto dal grande pubblico perché per molti anni è stato un giornalista Rai, collaboratore di Michele Santoro in diverse trasmissioni. Sul suo profilo Twitter egli si definisce così.

«Napoletano. Cronista dal 1974. Eletto senatore della Repubblica il 23 febbraio 2020. Antifascista, direttore di Radio Siani».

L’edizione locale del “Corriere della Sera” ha riportato una sua dichiarazione.

«Sapevamo che accendendo i riflettori avremmo indebolito la camorra e la camorra cerca di reagire con le minacce. Noi siamo di più e andremo avanti in questa battaglia di liberazione dei nostri territori dalla malavita organizzata. Non ci fermeranno insulti e minacce».

Armando Guida

 

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Autore: sv1ambo

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